Pubblicato il 20 Febbraio 2018Ultimo Aggiornamento: 4 Ottobre 2021

Eccoci qui di nuovo, puntuali come un orologio svizzero. Terza e ultima tappa di questo breve ma affascinante viaggio alla scoperta e all’approfondimento degli attributi preattentivi.
Scusa, in che senso terzo?” Eh già. Se ti sei perso il post in cui abbiamo spiegato cosa sono e come funzionano gli attributi preattentivi e quello in cui abbiamo parlato di come poter usare il colore per aumentare il grado di efficacia di una data visualization, rimedia ora e fila a leggerli. Noi siamo qui, non andiamo da nessuna parte, ti aspettiamo.

Se invece li hai già letti, mettiti comodo e tieniti pronto a prendere appunti, perché oggi parleremo di come sfruttare il concetto di forma per dare vita a una visualizzazione efficace. Pronto? Partenza, via!

Data visualization e attributi preattentivi: sfruttare la forma

La data visualization ha molto ha che fare con la scienza statistica, è vero. E ha pure tanto in comune con l’arte grafica. Ma, insospettabilmente, ha a che vedere anche con la magia. Come andrebbe definita, del resto, la capacità di indirizzare lo sguardo altrui dove vogliamo, facendogli vedere, interpretare e capire quel che si vuole? In realtà, più che magia, è psicologia. E chi visualizza dati la mette in atto di continuo usando gli attributi preattentivi.

Cosa sono gli attributi preattentivi ormai dovrebbe essere chiaro. Si tratta di tutti quegli elementi che riescono a catturare l’attenzione e a catalizzare lo sguardo perché vanno ad incidere sulla memoria iconica. Quando parliamo di memoria iconica, ci riferiamo a un residuo primordiale: una sorta di “sensore extra” che la natura ci aveva donato quando era fondamentale rendersi conto di prede, predatori e pericoli di vario tipo se si voleva restare vivi. Alcuni fattori, quindi, vengono percepiti ed elaborati dal nostro cervello prima ancora che ce ne rendiamo conto (ci vogliono 500 millesimi di secondo, del resto). Dei quattro attributi preattentivi individuati da Colin Ware (colore, forma, posizione nello spazio e movimento) oggi ci focalizzeremo sulla forma.

Facendo un giro veloce sul web, si nota subito una cosa: quando si parla di attributi preattentivi, si trova tanto sull’uso del colore. E basta. Forma, posizione e movimento vengono quasi sempre ignorati. Se è vero che le ultime due hanno una pregnanza minore, il concetto di forma è il secondo parametro più potente a nostra disposizione per veicolare informazioni. Sicuramente ha un appeal minore, sicuramente ha minore incisività, ma dall’unione di entrambi si possono ottenere grandi risultati. Cerchiamo quindi di capire come sfruttare la psicologia della gestalt per ottenere visualizzazioni efficaci, usando la forma come attributo preattentivo.

Forma: migliorare la visualizzazione attraverso la psicologia della Gestalt

Visualizzare i dati non vuol dire soltanto mettere in forma grafica delle informazioni, ma scegliere quale delle tante informazioni debba essere vista e come debba essere interpretata. Non credere a chi dice che i numeri parlano da sé. I dati vanno sempre fatti parlare. Visualizzarli significa dar loro la voce. E farlo significa facilitare la lettura dei dati a chi osserva il grafico e facilitargli il lavoro di decodifica, aumentando il grado di comunicabilità della DataViz.

A tal fine, la forma può essere utilizzata in numerosi modi: si può intervenire su orientamento, lunghezza, spessore, dimensione, curvatura, raggruppamento, contrassegno, sagoma e numerosità. La cosa interessante da notare è che in ognuna delle nove immagini raffigurate qui su, l’occhio cade automaticamente e in maniera involontaria su un punto specifico. Non solo: recepisce anche un’informazione più o meno complessa che la stessa immagine porta con sé. Ovviamente a seconda del modo in cui si interviene sulla forma, viene veicolata un’informazione di tipo differente. O meglio: in base al dato che si vuole comunicare, bisognerà scegliere la tipologia di manipolazione della forma più idonea all’obiettivo. Ma, nello specifico, come si utilizza la forma come attributo preattentivo per la data visualization? Attraverso la psicologia della Gestalt.

Quella della Gestalt è una corrente psicologica nata e sviluppatasi un secolo fa in Germania, che si concentra sul concetto di percezione e si fonda sul costrutto che “il tutto è più della somma delle parti”. Di base, cioè, sostiene che quando guardiamo a qualcosa, non guardiamo ai singoli elementi, ma alla loro totalità, aggiungendogli un significato specifico. Facciamo un esempio.

Quando guardiamo l’immagine qui su, non vediamo soltanto un insieme di quadratini. Vediamo file o colonne. È il nostro cervello che agisce in automatico e non c’è nulla che si possa fare per cambiare questa cosa. Quella che agisce in questo caso è la legge della prossimità, che può essere sfruttata avvicinando informazioni che vogliamo vengano percepite come appartenenti allo stesso gruppo. Un meccanismo analogo può essere sfruttato utilizzando la legge della connessione. Numerosi studi hanno dimostrato che basta connettere tra di loro due elementi attraverso un tratto d’unione per fare in modo che vengano percepiti come elementi parte di un unico insieme.

Riflessione simile vale per la legge della recinzione: racchiudere un insieme di elementi all’interno di una sagoma, significa veicolare l’informazione per la quale si tratta di dati correlati tra loro. Sembra banale, ma non lo è: un’azione di questo tipo può a tutti gli effetti veicolare un’informazione invece che un’altra. La figura qui sotto è particolarmente interessante perché la legge della recinzione funziona in questo caso come rafforzativo rispetto alla legge della similarità. Qui è applicata mediante il colore, ma potrebbe essere tranquillamente attuata mediante la forma (e cioè: invece di cerchietti verdi e gialli, potrebbero esserci quadratini e crocette). Di base, comunque, il meccanismo è lo stesso: forme simili vengono percepite come facenti parte dello stesso gruppo di informazioni. 

Questi meccanismi funzionano perché, quando si parla di attributi preattentivi, il nostro cervello è in grado di estrarre un carico informativo superiore di quello banalmente mostrato. Avviene, ad esempio, quando una linea è tratteggiata: non leggiamo tante unità separate, ma “vediamo” invece una linea unica (legge della continuità). Il trend dell’immagine qui è chiaramente percepito come in salita, pur senza che tale progressione sia disegnata. La legge della chiusura, invece, andrebbe sempre tenuta presente, ogni qual volta si progetta una visualizzazione dati efficace. Nella quasi totalità dei casi si possono eliminare non solo le cornici del grafico, ma anche le linee della griglia e, in taluni casi, persino gli assi! Questo perché l’occhio umano tende a ricostruire le forme e richiuderle. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, eliminare le informazioni superflue non implica uno sforzo in più per chi legge: al contrario, ripulisce il campo visivo da dettagli inutili permettendogli di concentrarsi su ciò che è davvero importante. 

Per chi si occupa di data visualization, riuscire a produrre grafici che siano in grado di comunicare le informazioni dei dati significa centrare l’obiettivo. Sfruttare la psicologia è essenziale: per questo è così importante utilizzare forma, colore, posizione e movimento. Se ti sei sempre chiesto come visualizzare efficacemente, la risposta è “usando gli attributi preattentivi”.

Vuoi saperne di più? Ti occupi di data visualization e vuoi migliorare le tue competenze? Sai che organizziamo corsi di formazione per imparare a visualizzare bene i dati?

Condividi l'Articolo

Noemi Speciale

Un articolo scritto da Noemi Speciale

Articoli recenti

Categorie

Data Storytelling

Everything that informs us of something useful that we didn’t already know is a potential signal. If it matters and deserves a response, its potential is actualized. Stephen Few