Pubblicato il 8 Febbraio 2018Ultimo Aggiornamento: 11 Ottobre 2023

Chi si occupa di Data Visualization non deve mai perderlo di vista: l’obiettivo ultimo di una visualizzazione è riuscire a comunicare i dati. Solo quando assolve a pieno al suo scopo può dirsi veramente efficace. Per facilitare la trasmissione delle informazioni, può essere davvero utile utilizzare gli attributi preattentivi, in grado di andare ad incidere sulla memoria iconica. Ne abbiamo parlato per bene in questo post: se lo hai perso, ti consigliamo di leggerlo prima di proseguire nella lettura di quanto segue. Dato che ormai dovremmo avere ben chiaro come funzionano gli attributi preattentivi, possiamo adesso concentrarci su uno in particolare: il colore.

Come usare il colore per ottenere una visualizzazione efficace

L’abbiamo già scritto nel post della settimana scorsa ma, come dicevano i latini, repetita iuvant: gli attributi preattentivi sono quattro. Non è un’informazione così scontata: molti psicologi hanno dibattuto per anni per riuscire a stabilire quanti e quali fossero. Attualmente sono quasi tutti concordi nell’affermare che si tratti di colore, forma, posizione nello spazio e movimento. Non bisogna, però, credere erroneamente che siano tutti uguali: che abbiano, cioè, tutti quanti la stessa potenza. Non è così. Forma e colore hanno più forza rispetto a movimento e posizione nello spazio. Parlando a livello pratico, significa che sono in grado più degli altri di attirare l’attenzione e comunicare informazioni.


Per questo motivo abbiamo scelto di partire dal colore. Oltre ad essere l’attributo preattentivo più efficace, è anche quello di cui più frequentemente si fa uso. Del resto visualizzare i dati richiede capacità di analisi statistiche e di graphic design. E quale graphic designer non ama usare il colore? Se è vero che la Data Visualization è a metà tra la scienza e l’arte, non bisogna però cadere nella tentazione di usarlo solo per il gusto di rendere più bello il proprio lavoro. Quando si parla di colore, si parla innanzitutto di tre cose: il colore in sè e per sé (rosso, giallo, blu, ecc), la saturazione (quanto è pieno e carico) e la luminosità (quanto è chiaro o scuro).

Ognuna di queste componenti può essere sfruttata per riuscire ad aggiungere un carico informativo a ciò che stiamo visualizzando. Proviamo a capire quali sono le regole di base per un uso consapevole e utile del colore.

1. Usa il colore consapevolmente

Quando si visualizzano i dati non bisognerebbe mai lasciare al caso (o al softwae che stiamo usando) l’uso dei colori. Spesso per pigrizia si lasciano i colori che il programma imposta automaticamente. Andrebbero invece gestiti in prima persona per raggiungere lo scopo comunicativo. Come nella foto sottostante: se avessimo lasciato tutto in grigio, quanto sarebbe stato complesso sapere quanti 5 ci sono nell’immagine? In questo modo, bastano pochi secondi per capirlo.

2. Usalo con parsimonia

Prendiamo l’immagine qui su. Se invece di colorare in nero solo il numero 5, avessimo deciso di scrivere ogni numero con un colore diverso, ci saremmo ritrovati al punto di partenza: troppa confusione per capire velocemente quanti 5 ci sono nella foto. Attenzione quindi a non cedere alla tentazione di colorare tutto il colorabile: per quanto la bellezza anche cromatica sia un valore della dataviz, il primo obiettivo è sempre la comunicazione. Il colore quindi va sempre usato con parsimonia: vanno colorate solo le informazioni veramente efficaci. In questo modo si riuscirà a catalizzare l’attenzione su ciò che per noi è davvero importante comunicare.

3. Attenzione alla coerenza

Un aspetto fondamentale e fin troppo sottovalutato quando si visualizzano i dati è la coerenza cromatica. Se si assegna un colore ad un dato, è bene mantenere quella scelta per tutta la presentazione e, se ce ne saranno, anche per le successive. Se in una slide i giovani sono rappresentati in giallo e gli adulti in viola, non si può invertire o cambiare i colori nella slide successiva. Sempre per ragioni di coerenza e facilità comunicativa, all’interno di un gruppo di elementi, dati analoghi andrebbero colorati in maniera simile. Nel grafico qui sotto, ad esempio, è immediatamente chiaro come ignorare questa regola renda di fatto illeggibile il grafico: sapreste dire in quanti sembrano interessati in questo nuovo prodotto che sta per essere lanciato sul mercato?

4. L’uso delle scale cromatiche

Usare le scale cromatiche è una cosa da non sottovalutare: la potenza comunicativa di questa scelta è fortissima. Il cervello umano è automaticamente programmato per capire senza alcuno sforzo che l’intensità del colore è correlato con la progressione del dato. Nell’immagine qui sotto, ad esempio, pur senza sapere minimamente di cosa si sta parlando, è immediatamente palese che alcuni stati presentino valori più elevati di altri, a mano a mano che il viola diventa più scuro. Anche senza leggere la legenda, nessuno penserebbe mai che gli stati molto chiari e quelli molto scuri presentino valori simili, mentre quelli intermedi si collochino sul versante opposto. È, appunto, un’informazione intuitiva.

5. L’impatto emotivo dei colori

Una delle cose da tenere maggiormente in considerazione quando si lavora sui colori per visualizzare dati, è l’impatto emotivo che hanno sulle persone. Un po’ per il modo in cui siamo strutturati anatomicamente, un po’ per convenzioni sociali in uso da secoli (quando non da millenni), l’essere umano è abituato ad associare, anche se inconsciamente, colori ed emozioni. Osserviamo i grafici qui su. Se quello relativo al crollo delle vendite avesse avuto i colori invertiti, così che il giorno con il più basso numero di vendite fosse stato in bianco contro tutti gli altri giorni colorati di nero, avrebbe avuto lo stesso impatto? Che piacciano o meno, le convenzioni esistono. E, finché restano in piedi, andrebbero sfruttate per comunicare efficacemente. La questione dell’attribuzione di colori di genere è stata sollevata da tempo e si sta lavorando per cambiarla. Resta il fatto che un grafico come quello qui sotto richiederebbe un carico cognitivo eccessivo.

Insomma: utilizzare il colore come attributo preattentivo può davvero aiutare tanto a trasformare una data visualization in una visualizzazione efficace. A patto, ovviamente, di rispettare alcune semplici regole: farne un uso consapevole, utilizzarlo con parsimonia, usarlo con coerenza, prendere in considerazione le scale cromatiche e tenere in mente l’impatto emotivo dei colori. Da ultimo, è bene ricordare sempre che, secondo alcune stime, circa il 3-4% della popolazione è daltonica. Questo significa che alcune persone potrebbero avere serie difficoltà ad interpretare un grafico che fa grande affidamento sull’impatto cromatico. Non vuol dire rinunciare all’uso del colore: andrebbe contro tutto ciò che abbiamo appena detto. Piuttosto, basta avere qualche accorgimento in più affidandosi per esempio ai numerosi siti o app che possono chiarire bene come verranno percepiti quei colori dai daltonici.

Imparare a padroneggiare l’uso del colore significa imparare a visualizzare meglio i propri dati. Ma si può fare di più: imparare a usare anche gli altri attributi preattentivi. Se vuoi saperne di più su come sfruttare forma, posizione nello spazio e movimento nella data visualization, continua a seguirci!

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Noemi Speciale

Un articolo scritto da Noemi Speciale

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Signals always point to something. In this sense, a signal is not a thing but a relationship. Data becomes useful knowledge of something that matters when it builds a bridge between a question and an answer. This connection is the signal. Stephen Few