Pubblicato il 20 Settembre 2023Ultimo Aggiornamento: 11 Luglio 2023

Nell’era dei Big Data, la visualizzazione efficace dei dati è diventata una competenza fondamentale per comunicare informazioni complesse in modo semplice e intuitivo. Scegliere il tipo di grafico appropriato per rappresentare i dati è un passo cruciale per garantire una presentazione chiara e persuasiva.

Nei nostri corsi relativi al Data Storytelling e alla Comunicazione efficace dei dati dedichiamo a questo argomento moltissimo spazio: mostriamo le relazioni tra i dati e in che modo ha senso graficizzarle, operiamo con esempi e esercitazioni contestuali e, in genere, chiudiamo l’argomento “scelta del grafico” presentando uno strumento: una mappa mentale che è stata proposta alcuni anni fa per facilitare questa scelta da Andrew Abela, un’autorità riconosciuta nel campo della visualizzazione dei dati e della comunicazione delle informazioni.

 

Il modello di Abela per la scelta del grafico giusto

Il modello di Abela è un sistema di classificazione dei grafici basato sull’obiettivo della visualizzazione dei dati in funzione della relazione tra variabili che si intende rappresentare.

Esso nasce dalla necessità di fornire agli esperti di data analysis poco skillati alla rappresentazione dei dati e al data storytelling un metodo pratico e rapido per selezionare il tipo di grafico più appropriato per rappresentare le informazioni raccolte. Il modello di Abela prende in considerazione i diversi obiettivi di comunicazione (corrispondenti ad altrettante relazioni tra i dati) e li suddivide in quattro categorie principali, la prima delle quali, quella di comparazione, possiamo per comodità scindere in due parti distinte:

  1. Comparazione tra elementi: Questa categoria include grafici che hanno lo scopo di confrontare valori tra diverse categorie o gruppi. Esempi di grafici di comparazione sono i grafici a linee, a colonne, a barre orizzontali.
  2. Comparazione nel tempo: Questa categoria di grafici mostra come i dati cambiano nel tempo. Esempi di grafici che rappresentano l’evoluzione nel tempo sono i grafici a linea, a barre e ad area.
  3. Distribuzione: I grafici di distribuzione mostrano la disposizione e la frequenza di valori in un insieme di dati. Esempi di questo tipo di grafici sono gli istogrammi.
  4. Composizione: La categoria dei grafici di composizione comprende visualizzazioni che mostrano la suddivisione di un totale in parti costituenti. Esempi di grafici di composizione sono i diagrammi a torta, i grafici a barre impilate e i grafici ad area impilata.
  5. Correlazione: I grafici di relazione evidenziano le correlazioni e le relazioni tra variabili. Esempi di grafici di relazione sono i diagrammi di dispersione, i grafici a bolle e i grafici a linea.

Il modello di Abela è spesso presentato sotto forma di diagramma a elenco o ad albero, che guida l’utente nella scelta del grafico più adatto alle proprie esigenze attraverso una serie di domande e opzioni. Ad esempio, l’utente potrebbe iniziare chiedendosi se il suo obiettivo principale sia confrontare dati, mostrare una distribuzione, evidenziare una composizione, esaminare relazioni, analizzare l’evoluzione nel tempo o visualizzare posizioni geografiche. In base alla risposta, il modello di Abela fornisce una serie di opzioni di grafici appropriati per il tipo di informazione che si desidera rappresentare.

 

Pregi del modello di Abela

Uno dei principali vantaggi del modello di Abela risiede nella sua semplicità e facilità d’uso. L’approccio ad albero o a elenco permette agli utenti, anche senza che abbiano una formazione specifica in visualizzazione dei dati, di selezionare rapidamente il tipo di grafico più appropriato per rappresentare le proprie informazioni. Grazie a questa caratteristica, il modello di Abela può essere uno strumento particolarmente utile per chi si approccia per la prima volta al mondo della visualizzazione dei dati e ha bisogno di una guida pratica per orientarsi nella varietà di grafici disponibili.

Inoltre, il modello di Abela pone l’accento sull’obiettivo della visualizzazione dei dati, aiutando gli utenti a concentrarsi sul messaggio chiave che desiderano comunicare attraverso il grafico. Questo aspetto è fondamentale per garantire che la visualizzazione scelta sia efficace e persuasiva nel contesto in cui verrà utilizzata. Facendo riflettere gli utenti sullo scopo della rappresentazione, il modello di Abela incoraggia una maggiore consapevolezza delle esigenze di comunicazione e una migliore comprensione delle potenzialità e dei limiti dei diversi tipi di grafici.

Un altro pregio del modello di Abela è la sua capacità di fornire un punto di partenza strutturato per la scelta dei grafici, riducendo il rischio di scelte inappropriate o inefficaci. Il modello guida gli utenti attraverso un processo di selezione che tiene conto delle caratteristiche dei dati e delle esigenze di comunicazione, promuovendo una maggiore coerenza e chiarezza nelle visualizzazioni create. In tal modo, la mappa di Abela contribuisce a migliorare la qualità complessiva delle visualizzazioni dei dati e a promuovere una comunicazione più efficace e persuasiva.

Infine, il modello può servire anche come strumento educativo per chi desidera approfondire le proprie conoscenze nel campo della visualizzazione dei dati. Studiando le sue diverse categorie, gli utenti possono acquisire una migliore comprensione delle diverse tipologie di grafici e delle situazioni in cui è più opportuno utilizzarli. Questa conoscenza, a sua volta, può contribuire a sviluppare una maggiore padronanza delle tecniche di visualizzazione dei dati e a migliorare la qualità delle comunicazioni visive realizzate.

 

Limiti del modello di Abela e critiche

Nonostante la sua semplicità e facilità d’uso, il modello di Abela ha ricevuto alcune critiche da parte di esperti del settore, tra cui Stephen Few, uno dei maggiori esperti al mondo di Data Visualization e autore di tantissimi volumi sul tema. Vediamole insieme:

  1. Limitata varietà di grafici: Il modello di Abela include solo un numero limitato di tipi di grafici, trascurando alcune visualizzazioni più avanzate e specializzate. Questo può portare a una selezione eccessivamente ristretta di opzioni per gli utenti più esperti.
  2. Mancanza di contesto e adattabilità: Il modello di Abela non tiene conto del contesto specifico in cui i grafici saranno utilizzati, né delle esigenze e delle preferenze del pubblico a cui sono destinati. Questo può portare a scelte meno efficaci dal punto di vista della comunicazione.
  3. Rigidezza del sistema di classificazione: Secondo Stephen Few, il modello di Abela è troppo rigido e schematico, limitando la creatività e la flessibilità nella scelta dei grafici. Few sostiene invece che la scelta del grafico giusto dovrebbe essere guidata da una comprensione approfondita dei dati e degli obiettivi di comunicazione, piuttosto che da un sistema di classificazione predefinito.
  4. Inadeguatezza nel trattare la complessità dei dati: Un’altra critica mossa al modello di Abela è la sua incapacità di affrontare adeguatamente la complessità e la multidimensionalità dei dati moderni. In alcuni casi, la scelta del grafico più efficace potrebbe richiedere l’integrazione di più tipi di visualizzazioni o la combinazione di vari metodi per esplorare e analizzare i dati.
  5. Mancanza di considerazione per l’estetica e il design: Il modello di Abela si concentra principalmente sulla funzione dei grafici, trascurando l’importanza dell’estetica e del design nella comunicazione visiva. Un grafico ben progettato può rendere le informazioni più accessibili e coinvolgenti, migliorando la comprensione e l’impatto della visualizzazione dei dati.

 

Tra vantaggi e limiti: come usare la guida di Abela

Il modello di Abela per la scelta del grafico giusto, per il suo inventore e per coloro che lo difendono a spada tratta, rappresenta un utile strumento per gli utenti meno esperti nella selezione delle visualizzazioni dei dati. Tuttavia, il modello presenta alcuni limiti e ha ricevuto da più parti diverse critiche per la sua rigidezza, la mancanza di contesto e la limitata varietà di grafici inclusi. Le due riflessioni, entrambe vere, non si escludono a vicenda. 

Il modello di Abela può essere considerato un punto di partenza nella scelta del grafico giusto e non solo, come si dice spesso, per chi è meno esperto: funge infatti da strumento in grado di stimolare la riflessione anche nel caso di visualizzatori più navigati, perché ci ricorda costantemente di non perdere di vista le relazioni tra dati e l’obiettivo comunicativo (cosa che spesso, diciamo le verità, nella routine della visualizzazione si tende a dimenticare).

D’altro canto è importante integrare l’utilizzo del modello di Abela con un approccio più flessibile e adattabile, che tenga conto del contesto specifico, delle esigenze del pubblico e della complessità dei dati. Inoltre, gli utenti dovrebbero considerare l’importanza dell’estetica e del design nella creazione di visualizzazioni dei dati efficaci e coinvolgenti.

In definitiva, come spesso accade, est modus in rebus: se pensato come una sorta di “motore di ricerca” per il mondo della Data Visualization, il modello di Abela resta, ancora oggi, un valido strumento di consultazione. A patto, però, di non considerarlo un oracolo capace di indicare la via. 

Conoscevi lo schema di Abela? Ti sei interrogato spesso su quale grafico fosse più appropriato per visualizzare un certo set di dati?

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Fabio Piccigallo

Un articolo scritto da Fabio Piccigallo

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"To find signals in data, we must learn to reduce the noise, not just the noise that resides in the data, but also the noise that resides in us. It is nearly impossible for noisy minds to perceive anything but noise in data.” Stephen Few