Pubblicato il 12 Dicembre 2017Ultimo Aggiornamento: 3 Settembre 2021

“Il data storytelling è essenziale per le aziende.”
Riavvolgiamo il nastro. Ripartiamo. Via.
Premessa: per lavoro ci occupiamo di dati. Chiamatela pure deformazione professionale, quindi: ma quando parliamo di qualcosa o, ancor di più, sosteniamo una posizione, ci piace essere sicuri di quello che diciamo. Basare le nostre considerazioni sui fatti, averne le prove. Più arrosto e meno fumo, per parafrasare un vecchio detto.
Ebbene, i fatti sono: secondo linkedin, nell’anno passato, la seconda competenza più richiesta dalle imprese è stata l’abilità di estrazione dati e analisi statistica. Sarà mica un caso?

Imprese e Big Data: mai più senza analytics

Quando il mercato internazionale è alla ricerca frenetica di determinate figure professionali, è segno inequivocabile che qualcosa sta cambiando. Non ci sono dubbi a riguardo. Il fatto che le imprese di mezzo mondo cerchino persone che sappiano lavorare con i dati non è solo una rivincita per matematici e statistici che hanno passato anni a studiare cose perlopiù odiate e temute da tutti. È molto di più: è la conferma definitiva che le imprese si sono accorte del potere dei Big Data. Protagonisti delle conversazioni tra business man più dell’andamento della borsa, oggi parlare di Big Data è un diktat, è una necessità. Perché necessità è diventato saperli raccogliere, analizzare, usare.

Anche le imprese italiane, con qualche anno di ritardo, lo stanno realizzando: i dati possono fare la differenza. Ma ancora di più, può farla il Data Storytelling.

Le imprese necessitano di restare vive, sane, competitive sul mercato: devono consolidare la loro presenza, riaffermare continuamente l’identità di brand, ampliare la base clienti. Devono gareggiare con la concorrenza, fatturare, guadagnare. Per fare tutto questo, hanno bisogno di qualcosa di concreto su cui muoversi: i dati sono più che concreti. Numeri, statistiche ed analisi hanno la capacità di fornire solidi supporti in grado di guidare l’azione. A patto, però, di saper fornire loro un senso. A patto, insomma, di saperli far parlare.

Ecco a cosa serve il data storytelling.

Perché usare il data storytelling: i benefici per le imprese

Se so che il martedì il supermercato sotto casa offre il 10% di sconto a tutti i clienti, farò in modo di aspettare quel giorno. Se so che una strada è sempre molto trafficata alle 8 di mattina, ne prenderò un’altra. Se so che a Pasqua nessuno compra pandori, eviterò di acquistarli a mia volta dal fornitore. Nella vita di tutti i giorni collezioniamo dati per prendere decisioni continuamente. Ogni informazione è conoscenza e la conoscenza è sempre uno strumento di potere: permette di muoversi strategicamente. Ma quando parliamo di numeri su larga scala, le cose si complicano un po’.

I Big Data sono ovunque e sono – lo dice la parola stessa – tantissimi. Ogni giorno ne produciamo migliaia e quotidianamente le aziende ne raccolgono altrettanti. Ne sono letteralmente sommerse. Il rischio è che generino un sovraccarico informativo che non sia in grado di apportare nessun aiuto utile. E alle imprese non servono dati: servono significati. Il data storytelling riordina i Big Data e dà loro un senso, uno scopo, un’utilità. Storytelling significa raccontare una storia ed è proprio di questo che stiamo parlando: prendere tutti i dati e raccontarli, interpretarli in un insieme unico e coerente. È in questo modo che i numeri acquistano un significato. Ecco a cosa serve il data storytelling alle imprese.

Sembra filosofia, e invece è economia: i benefici del data storytelling per le imprese risiedono nella capacità di generare profitto economico. Non è un caso che in inglese ci si riferisca ai dati come insight: un termine che in italiano può essere tradotto efficacemente come “intuizione”. Poter guardare ai numeri e capire improvvisamente cosa fare, come, quando e perché è la vera rivoluzione del mercato. La narrazione guida attraverso i dati e i dati supportano la narrazione: uno storytelling in grado di orientare un’azione precisa, ponderata, supportata da conoscenza. Anzi, dai dati.

E rieccoci al punto di partenza: sì, il data storytelling è essenziale per le imprese.

Il Big Data storytelling è davvero l’impresa 4.0?

Sì, senza ombra di dubbio. I Big Data sono l’impresa 4.0 ma, come abbiamo visto, non sono poi molto utili senza un lavoro di interpretazione e di narrazione. Le imprese di oggi – e ancor più quelle del futuro – non si muovono più alla cieca nel mercato. Hanno, ora più che mai, un ventaglio enorme di possibilità per predirre il futuro. Senza troppa magia, solo grazie ai numeri. Hanno strumenti e analisi complesse come mai prima di oggi se ne erano visti: non cogliere questa opportunità mentre il resto del mondo si sta velocemente adeguando, significa rimanere indietro nella competizione sul mercato.

Le imprese che investono nel data storytelling osservano tutte sul breve, medio e lungo termine, miglioramenti notevoli e misurabili a livello di performance aziendale.

È tutto un nuovo modo di fare impresa, totalmente ripensato: non si tratta di continuare a fare ciò che si è sempre fatto, affiancandovi l’analytic. Stiamo parlando, invece, di un sistema in cui si stabiliscono gli obiettivi, si individuano le giuste domande a cui rispondere e poi – e solo poi – si collezionano dati. Il data storytelling è l’impresa 4.0 perché guida l’azienda sul mercato, attraverso la concorrenza, e la conduce al successo garantito.

Ecco perché abbiamo deciso di scommetterci in prima persona.

Anzi, nessuna scommessa: quelle sono un salto nel vuoto. Noi abbiamo i dati dalla nostra!

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Fabio Piccigallo

Un articolo scritto da Fabio Piccigallo

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Signals always point to something. In this sense, a signal is not a thing but a relationship. Data becomes useful knowledge of something that matters when it builds a bridge between a question and an answer. This connection is the signal. Stephen Few