Pubblicato il 18 Gennaio 2018Ultimo Aggiornamento: 4 Ottobre 2021

Al giorno d’oggi, avere a propria disposizione un flusso di dati riguardanti ogni aspetto della propria attività commerciale è assolutamente indispensabile. Si tratta di quelli che, in gergo, vengono chiamati Big Data: vale a dire grandissime quantità di informazioni reperite dai social, Google Analytics o tramite altri strumenti di raccolta di dati che, per poter essere utili, dovranno essere accuratamente suddivise, analizzate ed interpretate. 

Qui entrano in gioco molte discipline diverse e, tra queste, spicca il Data Storytelling. Una professione appena nata e che si può apprendere ed affinare solo con il tempo e l’esperienza sul campo. Ciononostante, studiare tanto e cominciare a mettere in pratica qualche buon consiglio di sicuro non guasta. Anzi!

Data Storytelling: perché è così importante?

Le imprese si trovano sempre più spesso ad avere a che fare con un’enorme mole di dati relativi alla commercializzazione dei prodotti, alla risposta alle campagne di marketing, al target e molto, molto, molto altro ancora. Come è semplice intuire, un tale quantità di dati può essere davvero problematica: molti dei dati grezzi sono apparentemente slegati tra loro, quindi difficili da decifrare e contestualizzare. 

Per questo motivo negli ultimi anni è emersa prepotentemente la figura del Data Storyteller: un professionista capace di riordinare i dati eliminando il superfluo e creando connessioni tra eventi poi utilizzabili per prendere decisioni fondamentali per l’impresa. Come è semplice intuire, l’analisi dati è una disciplina molto tecnica, e perciò spesso difficilmente accessibile da chi non è del settore.

Proprio qui entra in gioco lo Storytelling, ossia la capacità di esporre in maniera chiara, sintetica, accattivante ed efficace i risultati del processo di analisi. È semplice intuire che questa capacità di sintesi e rielaborazione dei dati, sotto una forma più fruibile anche ai non addetti ai lavori, è fondamentale nel processo decisionale delle aziende: poter contare su dati ben analizzati, ben spiegati e le cui correlazioni siano chiare e corrette, aiuterà a prendere le migliori decisioni possibili. Basare le proprie scelte su dati non chiari, o peggio spiegati male, potrebbe risultare inutile o addirittura dannoso.

5 consigli per un Data Storytelling efficace

È verissimo, il Data Storytelling è una disciplina relativamente nuova, nata con l’avvento dei Big Data. Ma in un settore che si muove alla velocità della luce, come quello tecnologico, lo sviluppo di best practice è rapido tanto quanto la creazione di nuove professioni: perciò, per quel che riguarda lo storytelling dei dati, esistono già linee guida piuttosto precise. Scopriamo, in questo articolo, i 5 pilastri del Data Storytelling!

Focalizzarsi sull’audience

Ebbene sì: è fondamentale conoscere approfonditamente la propria audience per poter presentare i dati nella forma più consona al target. Una conoscenza approfondita del destinatario del messaggio permetterà di effettuare due operazioni: innanzitutto, scremare i dati da proporre selezionando unicamente quelli più rilevanti per chi dovrà leggerli.

In secondo luogo, adattare il messaggio e la forma della presentazione alle esigenze e alle competenze degli ascoltatori. Grazie al processo di adattamento, che deve essere curato e preciso, sarà possibile far arrivare a destinazione il messaggio con più chiarezza.

Scegliere i dati di cui parlare

Non tutti i dati sono rilevanti! La scelta dei dati di cui parlare deve essere effettuata, come accennavamo, pensando alle reali esigenze dell’audience di riferimento. Ad esempio: un’azienda che desidera ottimizzare il processo di produzione industriale non beneficerà di dati relativi alla reach di un post social; perciò tali informazioni potranno tranquillamente essere eliminate, in virtù della ricerca della massima chiarezza e utilità.

Puntare sulla narrazione

I dati grezzi, duri e puri, possono essere difficili da capire. Non solo: un lungo elenco di dati è quasi impossibile da ricordare, se non adeguatamente contestualizzato e riorganizzato secondo un filo logico e consequenziale. 

In poche parole: i dati vanno raccontati come se si trattasse di una vera e propria storia. La narrazione è un metodo infallibile per suscitare interesse nell’audience e rendere più chiare e palesi le connessioni tra i vari dati proposti. L’ascoltatore va coinvolto e condotto, attraverso la storia, al risultato finale delle nostre analisi.

Data Visualization: uno step fondamentale

Non è solo la narrazione orale o scritta a essere importante, anzi. Secondo alcuni studi, la possibilità di visualizzare con grafici o simili i dati proposti aumenta esponenzialmente la capacità di ricordare i dati stessi. Anche per quel che riguarda l’aspetto visivo, un’accurata pianificazione – che includa uno studio dell’audience – è fondamentale: le immagini fanno parte della narrazione, e per questo devono essere trattate come una parte integrante dello Storytelling.

Sperimenta, impara, migliora

Quella del Data Storyteller è una professione del tutto nuova; perciò chi si avventura in questo campo dovrà avere lo spirito del pioniere. Dovrà essere capace di rischiare sperimentando ed essere aperto a nuove, preziose esperienze. I corsi di formazione, così come l’esperienza sul campo, arricchiranno il patrimonio dello Storyteller, rendendolo capace di comunicare con sempre maggiore efficacia e di selezionare al meglio solo i dati più utili e pertinenti.

Contattaci per saperne di più sul Data Storytelling e per iniziare a visualizzare efficacemente i tuoi dati!

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Fabio Piccigallo

Un articolo scritto da Fabio Piccigallo

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“Data are just summaries of thousands of stories – tell a few of those stories to help make the data meaningful.” Chip & Dan Heath