Nell’ambito della comunicazione aziendale, ma non solo, ha assunto grande importanza lo storytelling: si tratta di una strategia comunicativa persuasiva basata sulla narrazione. Ancora più incisivo è il visual storytelling, che alla forza trainante delle parole coniuga il forte impatto delle immagini sul cervello umano.
La narrazione visuale accompagna la storia servendosi delle immagini: fa leva sul fatto che il cervello umano sente la necessità di trovare una conferma visiva e concreta a ciò che viene inizialmente percepito solo dall’udito.
La suggestione che le immagini provocano nel pubblico genera un coinvolgimento strategico che lo porta a seguire con trasporto l’intervento e a focalizzarsi sui punti salienti. Se ben pianificato il visual storytelling crea un effetto che è immediato, forte ed eclatante: l’immagine cattura lo sguardo del fruitore emozionandolo. L’elemento visivo può essere fisso, ad esempio foto o immagini di vario genere, oppure dinamico nel caso, ad esempio, di video.
Memoria Iconica e Processi Preattentivi
Il racconto visuale parte dalla conoscenza approfondita di come il cervello percepisce le immagini. Concetti fondamentali a tale scopo sono la memoria iconica e i processi preattentivi.
Quando si parla di memoria, si è soliti distinguere unicamente fra memoria a breve termine e a lungo termine: la prima serve a ricordare eventi appena successi, mentre la seconda ci aiuta a memorizzare cose ormai passate da anni.
Bisogna però tener presente che esiste anche la memoria iconica, detta anche memoria sensoriale visiva, che percepisce gli stimoli visivi e trattiene per una frazione di tempo minuscola (tra i 200 e i 400 millisecondi) le immagini acquisite; eppure la scienza ha dimostrato che sono più che sufficienti per carpire la realtà coinvolta.
Ma cos’è di preciso la memoria iconica? Migliaia di anni fa, per l’uomo era fondamentale accorgersi nel giro di pochi secondi di pericoli in agguato o della presenza di prede da cacciare: per questo motivo la natura ha predisposto la memoria iconica. La memoria iconica, infatti, funziona in modo da registrare immediatamente determinati segnali visivi ed elaborarli tempestivamente, catalizzandovi tutta l’attenzione. È quello che succede quando con la coda dell’occhio notiamo un’auto che sta per tagliarci la strada o quando a prima vista siamo in grado di renderci conto che da un ambiente manca qualcosa rispetto al solito, prima ancora di riuscire a capire cosa. Nonostante la memoria iconica serva oggi molto meno di quanto non servisse ai nostri antenati, continuiamo a conservarla perfettamente funzionante.
È a partire dalla memoria iconica che iniziano i processi preattentivi.
I processi preattentivi precedono l’attenzione focale e sono in grado di generare una prima analisi in parallelo dello stimolo e l’eventuale elaborazione di atti motori automatici. Un esempio concreto può essere la visione di un pericolo e il conseguente riflesso di scappare. Questa prima fase percettiva, infatti, è fondamentale in quanto fornisce una sorta di imprinting semantico alle immagini visualizzate, assegnando loro un primo significato.
Ma cosa c’entra tutto questo con la visualizzazione dati?
Come sfruttare dunque questi due concetti per un Data Storytelling d’impatto?
Data Visualization e Attributi Preattentivi
La narrazione visuale è un’autentica rivoluzione nel campo del marketing pubblicitario, ma non solo. Nell’ambito del Data Storytelling è essenziale saper rappresentare efficacemente i dati in funzione del proprio obiettivo: la narrazione delle parole viene amplificata dalle immagini, dai grafici e dalle tabelle che catturano l’attenzione e raccontano a loro volta.
Per questo motivo è fondamentale prendere in considerazione, nell’elaborazione di un Data Storytelling, gli attributi preattentivi, tutti quei fattori che vanno a stimolare la memoria iconica: forme, colori e posizione nello spazio e movimento.
Facciamo un piccolo esperimento: nella seguente sequenza numerica, riesci facilmente a individuare quanti “5” ci sono nell’immagine?
Risulta molto difficile vero? Proviamo invece a contare i “5” in questa seconda visualizzazione:
Sicuramente ora il compito è notevolmente facilitato. Riuscirai a individuare il numero 5 in modo molto più rapido. In questo caso abbiamo utilizzato una proprietà del colore maggiore, detta intensità, per far emergere il pattern significativo dagli elementi che ci distraggono. In questo modo possiamo individuare i numeri 5 in modo immediato e semplice.
Ognuno di questi attributi è in grado di catturare l’attenzione dell’ascoltatore, portandola a concentrarsi sulle informazioni a cui si vuole dare risalto. Un esempio? La variazione del colore all’interno di una tabella: colorare lo sfondo di alcune celle aiuterà a mettere in risalto i dati sui cui si vuole portare l’attenzione del pubblico.
Ma esistono mille modi differenti e più sofisticati di sfruttare gli attributi preattentivi (e quindi la psicologia inconscia) per rendere più efficace le nostre Data Visualization. Quali sono? Continua a seguirci perché nelle prossime settimane te li spiegheremo nel dettaglio.