Pubblicato il 14 Giugno 2022Ultimo Aggiornamento: 31 Maggio 2022

Le tabelle sono una modalità di rappresentazione dei dati universale – e il motivo è semplice: sono in grado di illustrare rapidamente, con efficacia, una grande quantità di informazioni. La loro potenza comunicativa sta proprio nella loro semplicità e, per questo, sono preziose alleate nel data storytelling, spesso erroneamente ricondotto solo ai grafici. 

Chi si occupa professionalmente di data storytelling, invece, conosce e tutte le potenzialità delle tabelle e, inoltre, sa bene come valorizzarle a seconda dei dati da illustrare. Il nostro obiettivo di oggi è darti dunque alcuni consigli utili per rendere più efficaci le tabelle, migliorando la leggibilità e la fruibilità dei dati anche per i non addetti ai lavori.

Com’è fatta una tabella?

La risposta più spontanea, e parzialmente corretta, è una: una tabella è fatta di righe e colonne. Sottolineiamo che è solo parzialmente corretta, perché – per quanto, innegabilmente, una tabella è effettivamente composta da righe e colonne – una tabella è composta anche da altri elementi grafici come le griglie, le linee di separazione e altri elementi paratestuali, come la colorazione delle celle. Tutti aspetti che vengono dimenticati e dati per scontati, ma nei quali, in realtà, si nasconde la capacità di dar vita ad una tabella efficace e comunicativa. 

Inoltre, tra gli elementi fondamentali nella realizzazione delle tabelle troviamo anche alcuni elementi di testo assolutamente indispensabili per la corretta comprensione dei dati illustrati: parliamo delle etichette e delle intestazioni e, nel caso in cui i dati rappresentati siano particolarmente corposi, delle didascalie e dei testi di supporto esplicativi, da posizionarsi al di sotto della tabella stessa.

Le componenti testuali delle tabelle

Le componenti di testo delle tabelle sono, essenzialmente, tre: 

  • etichette e intestazioni 
  • elementi quantitativi
  • testi di supporto per chiarire alcuni aspetti dei dati inclusi nella tabella, se necessari.

Com’è semplice intuire, le etichette e le intestazioni vanno apposte su ogni riga o colonna e identificano la categoria logica a cui appartiene il dato indicato in quella specifica casella, riga o colonna. Naturalmente, una corretta intestazione, così come l’etichettatura dei dati, è fondamentale per rendere facilmente leggibile la nostra tabella. 

I testi di supporto possono, invece, essere molto utili per illustrare ulteriori aspetti dei dati riportati in tabella, oppure per chiarire dei dettagli importanti del metodo d’indagine utilizzato e molto altro ancora. Di norma, i testi di supporto vengono riportati in pedice alla tabella; nel caso in cui la tabella stessa sia inclusa in un testo più lungo, come ad esempio un saggio, i testi di supporto vengono riportati con un carattere più piccolo, o comunque differente, rispetto al resto del documento.

Tutti questi elementi di testo concorrono a illustrare nella maniera più chiara e precisa possibile i dati riportati in tabella; spesso, però, non sono sufficienti a metterli in chiaro, né a illustrare con precisione le relazioni che intercorrono tra i dati stessi, e nemmeno a sottolineare quali set devono essere considerati con maggiore attenzione. 

Per focalizzare l’attenzione del lettore su un particolare set di dati e per rendere più leggibile la nostra tabella, dovranno essere utilizzati anche i segni grafici. Un’accurata ottimizzazione delle griglie e delle righe di separazione, così come dei colori di fondo e della disposizione stessa delle righe e delle colonne, possono aiutarci a migliorare notevolmente la fruibilità della tabella.

Griglie e righe di separazione

È controintuitivo, ma spesso le griglie e le righe di separazione ben marcate, all’interno di una tabella, possono confondere le idee al lettore. Si tratta, semplicemente, di una questione di sovraccarico grafico: l’intestazione diventa difficile da distinguere rispetto alle celle contenenti i dati, mentre l’individuazione di una casella d’interesse, paradossalmente, può risultare molto difficoltosa, perché lo scorrimento dell’occhio viene costantemente “interrotto” dalle griglie. Una soluzione semplice ed elegante, basata sul principio della Gestalt, è l’eliminazione delle griglie nella parte della tabella che contiene i dati, in favore di una spaziatura adeguata. 

Nelle tabelle che hanno un’ultima riga riepilogativa – ad esempio, con l’indicazione di un totale per ogni periodo – è utile introdurre una riga di separazione, capace di evidenziare a colpo d’occhio i dati riepilogativi.

Colori di fondo

I colori di fondo possono essere molto utili per evidenziare i dati più importanti all’interno di una tabella. In alcuni casi, l’utilizzo di colori di fondo può essere impiegato in sostituzione della classica griglia: la tipica alternanza bianco/colore tenue sulle righe migliora la leggibilità con un effetto ottico non troppo invadente. 

Nel caso in cui la tabella riporti dati da attenzionare in termini qualitativi, l’uso di colori come il verde e il rosso – tonalità parlanti per eccellenza – permetterà di identificare a colpo d’occhio i dati positivi e negativi lì illustrati. Secondo lo stesso principio, si può scegliere di optare per una heatmap laddove i dati si prestino ad una lettura di questo tipo. 

Disporre righe e colonne

Come accade per i grafici, la disposizione delle righe e delle colonne è fondamentale per la leggibilità dei dati. Una tabella con l’indicazione temporale posta sulle righe, anziché sulle colonne, confonde tanto quanto un grafico con l’andamento temporale posizionato sull’asse delle ordinate. 

È molto importante disporre con attenzione le intestazioni e i dati, seguendo un formato che sia il più accessibile possibile: indicazioni temporali sempre sulle colonne, etichettatura dei dati sulle righe. Nel caso in cui sia necessario dividere la tabella in 2, in modo da favorire un confronto diretto tra più dati, sarà importantissimo identificare ogni tabella con un titolo esplicativo, e ripetere l’intestazione e l’etichettatura dei dati in ogni sezione di tabella: il lettore deve sempre avere ben chiaro l’argomento trattato, anche a costo di ripetersi.

Una volta creata una tabella che sia facilmente fruibile, sarai pronto per trasformare un set di dati in un lavoro di data storytelling! Hai ancora dubbi su come esporre i tuoi dati con visualizzazioni efficaci? Contattaci!

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Noemi Speciale

Un articolo scritto da Noemi Speciale

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